L’universo è pieno di oggetti magici che aspettano pazientemente il nostro ingegno per meglio autodefinirsi.
Dalla grammatica corpo al discorso movimento.
La fragilità della forza
Attraverso la grammatica del movimento, teorizzata da Rudolf Laban e approfondita e sviluppata negli Stati Uniti da Ingmard Bartenieff, lo studio e quindi il lavoro si organizza attraverso un percorso di ascolto e riorganizzazione del proprio “strumento” corpo.
Una precisa pratica nella quale dare attenzione e importanza alla propria “funzionalità” per ritrovare una consapevolezza e una libertà e quindi “un’espressività” più forte e forse “nuova”. il corpo, il movimento e le sue dinamiche nel tempo ma soprattutto nello spazio diventano il centro della nostra domanda.
Nella continua relazione fra l’IO, il NOI, il mondo si muove nella continua ricerca fra il visibile e l’invisibile, il reale e l’onirico.
«Qualche volta salteremo e altre invece rotoleremo ma infine staremo fermi. Spesso suderemo o probabilmente per niente. Sicuramente guarderemo e sempre giocheremo, con noi stessi e forse con gli altri. Respireremo. Useremo le mani, le braccia, le gambe insomma tutto quello che riusciremo a trovare. Poi tenteremo di scoprire e osservare quello che c’è “dietro” ma anche “davanti” e infine “danzeremo” o forse andremo oltre. Insomma dalla confusione, da infiniti “non so”, dalle troppe parole e dalle tante definizioni, semplicemente “muoveremo”».
AMR
Foto di Stefano Mazzotta, Andrea Macchia e Giulio Cavallini